Questo blog è nato almeno due anni fa. Nella mia mente solo, in realtà. E forse riesce a concretizzarsi ora, forse no, però voglio almeno darmi l'opportunità di provarci. Origina dalla solitudine profonda, sconfinata che ho provato quando mi sono resa conto che il mio bambino era diverso dagli altri. Dall'imbarazzo che leggo negli occhi delle persone quando lui ha dei comportamenti che risultano anomali in pubblico. Dalla paura e il disagio che provo quando penso che non so come evolverà. Dalla pena che provo per lui perché so che vivere è difficile per chiunque e che la sua strada sarà di certo più ripida di altre. Dalla lotta quotidiana intrapresa con la sanità, ma anche con la scuola e perfino con suo padre. Una vicina di casa del miei genitori, che conosco da quando ero bambina e che è madre di un figlio gravemente disabile, mi ha detto un giorno: "Non scoraggiarti. Ogni mattina, ricordati di indossare l'elmo ed esci a combattere". Ecco, forse l'elmo non basta, ci vuole anche l'armatura, almeno a metà, quanto basta per proteggere il cuore, lo scudo grande, per difendere lui e sua sorella, oltre che me stessa e qualche volta anche la spada. Che non guasta. Preferisco l'idea dell'elmo a quella di molte poesie in cui madri di figli con difficoltà si pregiano quasi di aver avuto questa opportunità. Per quanto mi riguarda, sarà che il mio senso di fede è fermo al cantiere con la scritta work in progress, non mi ritengo in alcun modo fortunata, non trovo alcuna consolazione né adrenalina nell'accogliere questa sfida. Fortuna è avere bambini sani, che scoprono il mondo da soli, che imparano a camminare e parlare in tempi giusti, spontaneamente. A me è capitato lui. Meraviglioso e a tratti incomprensibile. Un passetto alla volta, con grande fatica. E l'unica speranza, l'unica forza è l'idea che, finora, non ci siamo mai fermati. E farò tutto quanto in mio potere per riuscire ad andare avanti. Sempre. Però non mi nascondo. Non lo nascondo. Non me ne vergogno. E' così, qualcosa si è inceppato in qualche punto. La gravidanza è stata splendida, io non bevo e non fumo, non l'ho mai fatto. Giordano è stato desiderato e amato. Giordano non ha niente che non vada biologicamente. Gli esiti di tutti gli esami sono in ordine. Eppure non è un bambino come gli altri. E molto probabilmente non lo sarà mai. Questa è la situazione. E da qui si parte. Con tutta la serenità di cui siamo capaci. E se qualche accenno alla nostra esperienza può servire a qualcuno a sentirsi meno solo o anche solo a sapere che da qualche parte nel mondo qualcuno combatte la sua stessa battaglia, a noi fa piacere.

martedì 24 giugno 2014

Tuffi


Oggi vorrei postare solo un video di ieri, dei tuffi dei miei bambini in piscina, dell’eco delle loro risate, dei loro occhi belli pieni di sole. E’ tanto che non scrivo. E non perché non ci siano i progressi. O le lacrime. Ci sono, entrambi. Vorrei che ci fossero meno giorni di rabbia. Pensavo che scrivere su questo blog sarebbe servito a convogliarla, a darle una direzione in cui non potesse fare danni. Inoltre, per una felice congiunzione astrale, sto andando a correre quasi tutti i giorni e speravo che anche questo potesse contribuire a scaricare le frustrazioni, espellere quintali di tossine e tornare a sorridere. Invece mi rendo conto che sorrido solo nel loro abbraccio, ormai solo in quello trovo conforto alla mia vita sbagliata. E ciò che in questa vita mi tiene è la paura che la stessa vita possa far loro del male, se non ci sarò io con il mio scudo e la mia lancia a difenderli.

Non c’è nulla di nuovo, solo tanta solitudine, tante difficoltà, e a volte mi sembra di non poter trovare la presa per ricaricarmi di energie.

Giordano ha imparato ad andare in bicicletta con le rotelline. E va da solo, tranquillo, la cosa incredibile è che è  lui stesso a chiederlo adesso, a me, ai nonni e so che questa vittoria è frutto solo della pazienza di mio padre. E so che è molto più di un bambino che impara a pedalare, nel nostro caso. E’ la risposta alla sua psicologa, che quando le avevo detto che non vedevo l’ora che imparasse ad andare anche lui in bici, mi ha sorriso con condiscendenza e mi ha suggerito di informarmi sull’acquisto di una di quelle biciclette per disabili grandi, dove siedi il bimbo o il ragazzo davanti, abbracciandolo, pedali e muovi tu il manubrio. Ecco. Io non capisco il perché bisogna sempre scoraggiare. Per prevenire le delusioni? Per sadismo? Per cosa? Io ho sempre voluto che mi offrissero gli strumenti per aiutare mio figlio, non volevo un elenco delle cose che non avrebbe potuto fare mai. Io ho occhi per vedere. Cuore per sentire. E possiedo anche, nonostante mi sia stato ripetuto mille e mille volte di no da chi aveva promesso di amarmi e rispettarmi per tutta la vita, una testa che funziona. Non ho trovato terapisti ABA nella mia zona. Voglio fare un corso ABA io. E intanto mi scarico e stampo una guida sulla terapia che ho trovato in un sito. Il corso si tiene a Roma, a fine luglio, volevo già iscrivermi, ma al lavoro devo implorare per i giorni e allora se me li daranno, porterò i miei amori al mare e farò il prossimo corso,appena ci sarà l’opportunità.



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